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Quattro cose da mangiare, quattro posti dove andare, quattro modi per perdersi a Pavia e dintorni.
Un accostamento di stili che trova equilibrio nelle bellezze dei marmi, delle pitture e delle decorazioni che Gian Galeazzo Visconti fece innalzare a Pavia nel 1396 chiamando i più noti architetti e artisti dell’epoca.
INGRESSO – BASSORILIEVO DELLA POSA DELLA PRIMA PIETRA
Il 27 agosto 1396 un folla esultante conveniva in un’area contigua al parco di caccia del castello di Pavia in cui Gian Galeazzo Visconti e i suoi tre figli ponevano la prima pietra della Certosa della Madonna delle Grazie, un progetto nato da un voto della moglie Caterina e subito concepito dal duca di Milano come grandiosa celebrazione della dinastia viscontea.
TRACCIAMENTO ANTICO PARCO VISCONTEO
Per molti anni, anche quando ai Visconti succedettero gli Sforza, nella fabbrica della Certosa di Pavia, fervettero i lavori: il trapestio dei manovali, iil vociare dei capimastri, il fracasso di badili e carrucole turbavano il raccoglimento dei primi monaci certosini che, con le loro vesti bianche, si aggiravano tra pozze di calce, cataste di legna e cumuli di di porfidi, serizzi e marmi provenienti da Candoglia e da Carrara. Ma quando fu finalmente tolta l’ultima impalcatura, la geometria della Certosa nasceva da quella confusione come dal compasso di un artefice divino, come simbolo armonico e rigoroso dell’ordine del cosmo e della regola certosina.
CERTOSA DI PAVIA – LA FACCIATA
Protetta com’era da una fitta muraglia boscosa, la Certosa appariva al pellegrino all’improvviso, inondata d’oro dal sole o ovattata da una poetica coltre di nebbia, come una città incantata con la sua selva di guglie, pinnacoli, torrette e camini fumanti sui tetti appuntiti.
VISTA PANORAMICA DEL TIBURIO DELLA CERTOSA DI PAVIA
Sul candore marmoreo della facciata, screziata di di rosa e verde antico, schiere di scultori e architetti hanno disegnato una preziosa pagina miniata di profili di angeli e monarchi, di formelle traboccanti di plastiche figure, di statue di santi, patriarchi e profeti; hanno infilato lo scalpello anche dietro le colonne e nelle pieghe più sottili dei pilastri ma hanno risparmiato il registro superiore per ricamarvi ariose loggette che consentissero alla loro creatura di respirare.
LA FACCIATA DAL VESTIBOLO
Chi varca l’ingresso della Certosa ha la sensazione di entrare in un angolo di cielo, uno spicchio di meraviglie rubato al paradiso e riprodotto nella pietra, negli affreschi, in ori, lacche e lapislazzuli. Ad accogliere lo sguardo, istintivamente rivolto verso l’alto tra i candidi costoloni delle alte volte della navata centrale della chiesa, sono magiche e intricate geometrie astrali e soprattutto le stelle: dipinte nell’oro sul soffitto di cobalto, intarsiate nel cotto del pavimento della sagrestia vecchia, raggianti nei colori caldi dei portali lignei o iscritte nella perfezione del cerchio sulle piastrelle del presbiterio.
FACCIATA – ARCO DEL PORTALE DI INGRESSO ALLA CHIESA
NAVATA CENTRALE – PARTICOLARE CIELO
Ai due lati della navata comincia la suggestiva fuga delle piastrelle, ciascuna delle quali è un piccolo scrigno di opere di rara bellezza, dai bassorilievi che decorano fittamente gli altari alla raffinatezza dei motivi floreali intarsiati nei paliotti eseguiti nel ‘600 dai fratelli Sacchi di Pavia.
PALIOTTO INTARSIATO
Con serena compostezza, il “Padre eterno benedicente” dipinto dal Perugino lascia il compito di vegliare sul nostro passaggio ai Dottori della Chiesa, ai Santi e agli Evangelisti raffigurati dal Bergognone nelle pale e nelle tavole delle cappelle. In questi dipinti la delicatezza degli accordi cromatici e l’espressione benevola dei volti, che sfumano dal rosa al grigio cinerino, crea subito un clima di domestica confidenza con i personaggi sacri
POLITTICO DEL PERUGINO – PADRE ETERNO BENEDICENTE
Ma ci accorgiamo che a seguirci con lo sguardo sono anche le figure dipinte dagli antichi Certosini che, secolari guardiani del loro tempio, si affacciano dall’alto da finestre a trompe-l’oil, grazie a un’illusione ottica prospettica, ci appaiono all’improvviso da una porta socchiusa tra gli affreschi delle cappelle.
CERTOSINI AFFACCIATI – NAVATA CENTRALE
Un tintinnare di chiavi, il cigolio dei cardine, dietro di noi, si chiude il cancello che separa la navata dal transetto che custodisce i monumenti funebri dei due principali mecenati della Certosa:A nord, le statue giacenti di Ludovico il Moro e Beatrice D’Este, scolpite da Cristoforo Solari con tale realismo che ci si sorprende a camminare lentamente, perché un’ alito di vento sollevato dal nostro passaggio non scompigli il morbido intreccio di canne e di pieghe dei ricchi abiti modellati nel marmo;
MONUMENTO FUNEBRE DI LUDOVICO IL MORO E BEATRICE D’ESTE
MONUMENTO FUNEBRE DI LUDOVICO IL MORO E BEATRICE D’ESTE – PARTICOLARE
Fu sicuramente grazie al sostegno finanziario del duca che il priore della Certosa nel 1400 poté sborsare ben 1000 fiorini d’oro per commissionare un vero e proprio capolavoro a Baldassarre degli Embriachi: un trittico che l’artista intagliò in legni pregiati, denti di ippopotami, osso tinto a tartaruga. Conservato nella sagrestia Vecchia, il trittico apre il sipario con tre archi a sesto acuto che riportano i portali di una cattedrale gotica, su un dedalo di minutissime tarsie profilate d’oro e affollate di architetture, uomini e paesaggini che mettono in scena le storie della vita della Vergine, di Cristo, dell’indovino Balaam e dei Re Magi. Se nel divampare di una battaglia lo stemma dei Visconti fa capolino sullo scudo di un soldato, la piccola Bibbia di osso raffigura in una formella la tavola preparata per l’Ultima cena, attorno alla quale si dispongono stretti, stretti gli apostoli.
IL TRITTICO IN AVORIO
A sud, il monumentale sepolcro di Gian Galeazzo Visconti, progettato da Gian Cristoforo Romano. protetto da un sontuoso tabernacolo, scolpito con gli episodi della sua vita, il corpo marmoreo del duca riposa sicuro sotto lo sguardo amorevole delle statue della Fama e della Vittoria, che tengono lontano gli estranei.
IL SEPOLCRO DI GIAN GALEAZZO VISCONTI
Un tema che ricorre in proporzioni sempre più grandi nell’universo biblico della Certosa, passando per i bassorilievi del presbiterio fino al grande affresco del Cenacolo che domina il refettorio.
In realtà, frugando con lo sguardo ogni nicchia e ogni parete, troviamo ovunque le Sacre Scritture: un Creatore dalla lunga barba intento a plasmare il primo uomo, Adamo ed Eva che si guardano come due teneri amanti e poi contorcono i loro corpi sotto il peso della condanna al dolore e alla fatica; i Magi che si inchinano davanti al Bambino e la samaritana al pozzo sul lavabo in cotto del Chiostro Piccolo.
IL LAVATOIO – CHIOSTRO PICCOLO
Tra le creature celesti che dimorano nella Certosa, gli angeli sono i più numerosi. C’è quello birichino che mostra orgoglioso un mazzolino di fiori sulla volta della cappella di S. Caterina, quello riccioluto che sorride dagli armadi della Sagrestia Nuova, quello che scala le nuvole o che indossa elmo e armatura per combattere contro il drago nell’altare della cappella di S.Michele Arcangelo. Intanto dietro l’altare maggiore il sole sfiora con caldi riflessi le città intarsiate sui dossali lignei del coro e fa avvampare la vetrata, accendendo il caleidoscopio di colori degli smalti dell’assunzione di Maria.
E’ la più solenne delle aggraziate Madonne che gli artisti della Certosa hanno raffigurato in atteggiamento quotidiano; dalla Vergine del Tappeto alla Madonna del Garofano alla Vergine in adorazione dai lunghi capelli biondi alla Madonna del Latte racchiusa in un sole dorato
LA MADONNA DEL LATTE – REFETTORIO
Appesi nella sagrestia Nuova, calici, tuniche, incensatori e campanelli, come suggeriscono i fregi sugli armadi, i monaci tornavano al loro spazio quotidiano. Il piccolo chiostro, con la sua oasi verde, è solo un assaggio di pace e di silenzio.
IL CHIOSTRO PICCOLO
PASSAGGIO AL CHIOSTRO GRANDE
È sul Chiostro Grande infatti; opera di Guiniforte Solari, che si affacciano le porticine e le finestrelle passavivande delle celle dei monaci, vere e proprie casette con le coperture a punta, una stanza per pregare e studiare e un giardinetto dove seminare fiori e piane medicinali.
CHIOSTRO GRANDE
Era questo l’unico sguardo sul mondo consentito alla solitudine dei certosini: un rettangolo di cielo, le ombre discrete degli archetti avvolti dalla bruma invernale e i fregi e le statue in terracotta che giocavano nei giorni d’estate a riscaldare il chiostro con i loro colori terrosi.
CHIOSTRO GRANDE
Sono forse sgattaiolate in chiesa, da questo piccolo angolo di natura, farfalline, chioccioline, libellule e rane dipinte qua e là negli affreschi o scolpite nei fregi mentre si arrampicano su tralci di vite. Probabilmente si infilava no anche nello scriptorium per farsi ritrarre dal sottile pennello dei monaci che lavoravano alacremente per trascrivere e miniare corali e codici liturgici. restano solo pochi esemplari dei preziosi manoscritti della biblioteca della Certosa, depredata dalla soldataglia napoleonica che non risparmiò neanche il sepolcro di Gian Galeazzo.
CHIOSTRO GRANDE
Un ultimo sguardo alla chiesa per rendersi conto di come la luce, rendendo opalescenti le sue strutture gotiche, fonda l’accostamento di tanti stili diversi in un superiore equilibrio, e infiliamo di nuovo il vestibolo che riporta nel mondo.
FACCIATA – Credit Enrico Semplici
Vestibolo – Credit: @13halina13 da Instagram
Tutto intorno la boscaglia si è diradata, i rumori della città sono più vicini ma, mentre ci allontaniamo, continuiamo a sentire il sussurro della Certosa, che sfidando i secoli, giunge fino a noi: “Gra – Car”, Gratiarum Carthusia.
Testo di Barbara Mazzoleni per gentile concessione della rivista OROBIE http://www.orobie.it/
CREDITI PER LE IMMAGINI RIPORTATE Immagine 1: Facciata:fonte – Natale Magnini (per i Fratelli Alinari) La facciata della chiesa (A. da Fossano) albumina, 1894, Fototeca storica di Brera Immagine 2: Particolare Bassorilievo Particolare posa della prima pietra – fonte fonte wikimedia.org Immagine 3: Cartina del Parco Visconteo – fonte www.paviaedintorni.it Immagine 4: Facciata foto post-prodotta di Enrico Semplici www.flickr.com/photos/semplici – 500px.com/enricosemplici Immagine 5: Panorama foto post-prodotta di Enrico Semplici www.flickr.com/photos/semplici – 500px.com/enricosemplici Immagine 6: Facciata dal Vestibolo foto post-prodotta di Enrico Semplici – www.flickr.com/photos/semplici – 500px.com/enricosemplici Immagine 7: Arcate navata centrale – fonte – cristianocattolico1/tumblr Immagine 8: Paliotto Fratelli Sacchi fonte – www.museo.certosadipavia.beniculturali.it Immagine 9: polittico di Perugino – fonte www.museo.certosadipavia.beniculturali.it immagine 10: Affreschi Frati Navate centrale – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 11 e 12: Monumento funebre e particolare – fonte www.museo.certosadipavia.beniculturali.it immagine 13: Sepolcro di Gian Galeazzo Visconti – fonte wikimedia.org Immagine 14: Trittico di Baldassarre degli embriachi – fonte foto personale Immagine 15: Refettorio Ultima Cena – fonte wikimedia.org Immagine 16: Lavatoio Chiostro Piccolo – fonte foto personale Immagine 17: Madonna del Latte – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 18: Vista del Chiostro Piccolo – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 19: Passaggio verso il chiostro Grande – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 20: Chiostro Grande – fonte Instagram https://www.instagram.com/bea_negri/ Immagine 21: Chiostro Grande – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 22: Chiostro Grande – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia Immagine 23: Certosa di Pavia Facciata Est – fonte Pagina Facebook Monastero della Certosa di Pavia