La magnificenza della Certosa di Pavia, ricca d’innumerevoli opere e capolavori nasconde nelle sue pieghe “segreti” che sanno di leggenda.
Ad esempio, nascosta in un angolo retrostante la facciata, si può notare un bassorilievo circolare con al suo interno raffigurato un monaco, probabilmente un certosino visto l’abbigliamento, con in mano una coscia di animale. Per tutti i frequentatori della Certosa di Pavia questa scultura è soprannominata – Il Santo del Prosciutto – In virtù proprio della forma che sostiene. In realtà scopriremo più avanti che si tratta di un altro animale.
Nell’iconografia dei beati e dei santi è sempre stato utilizzato un segno distintivo che identifica precisamente di quale personaggio si tratta, sia esso raffigurato in un dipinto o affresco, sia si tratti di una scultura. Per esempio San Pietro con le chiavi, San Rocco con la gamba ferita, il cane e la conchiglia. Questa iconografia, che risulta ai più sconosciuta trae la sua origine da una leggenda. Il personaggio raffigurato è il Beato Guglielmo Fenoglio, nato a Garessio (Cuneo), e morto intorno del 1120, nella Certosa di Valcasotto.
La storia narra che Guglielmo, certosino converso, fosse addetto all’approvvigionamento della mensa dei certosini, raccogliendo vivande dalle vicine cascine e che fosse frequentemente derubato dei viveri da briganti della zona. Il Priore sconcertato gli disse scherzosamente di difendere il carico utilizzando la gamba della mula di trasporto brandendola contro i predoni. Guglielmo, devoto ed obbediente, alla prima occasione non si fece problemi ad eseguire il suggerimento del Priore e, presa la gamba dell’animale, la staccò di netto brandendola contro i malfattori, che inorriditi e spaventati dal gesto si diedero alla fuga.
Guglielmo riattaccò la gamba all’animale e rientrò in convento. Il Priore vedendolo arrivare si accorse che la mula zoppicava poiché Guglielmo aveva attaccato la gamba al contrario ed ordinò a Guglielmo di riparare al danno. Con sicurezza Guglielmo ristaccò la gamba all’animale senza che questa esalasse un gemito o avesse perdite di sangue e la riattaccò nel verso giusto.
Dopo la sua morte presso la tomba accaddero, a detta del popolo, numerosi miracoli tanto che nel Marzo del 1860 Pio IX lo consacrò beato, poiché la sua fama si era diffusa anche oltre i confini italiani.