Sono trascorsi 35 anni da quando nella notte tra il 21 ed il 22 Agosto 1984 una banda di malfattori, probabilmente su commissione, si introdussero nella Certosa di Pavia depredandola di uno delle più famose opere in essa contenute.
Il Trittico, opera dell’intagliatore fiorentino Baldassarre di Simone di Aliotto, della famiglia degli Embriachi (da qui il trittico di Baldassarre degli Embriachi) è una magnifica opera realizzata in avorio e osso. Il comparto centrale ospita 26 formelle in basso rilievo che narrano la leggenda dei Re Magi, I due comparti laterali contengono 18 formelle in bassorilievo ciascuno che narrano episodi della vita di Cristo e della Madonna. Sono inoltre scolpite nei bordi delle piccole statue raffiguranti santi e beati.
I ladri penetrati all’interno del complesso monumentante smontarono, non senza una certa abilità e probabilmente da uno studio precedente, le formelle e le statuine svuotando l’opera del suo prezioso contenuto.
Ai tempi, dopo il furto, si costituì un’associazione per il recupero delle opere che pose anche una taglia, considerevole per quel periodo, di 50.000.000 di Lire a chiunque fornisse informazioni tali da permetterne il recupero.
Oltre al furto stesso la grande preoccupazione fu che le singole formelle potessero essere vendute, tramite ricettatori, separatamente o addirittura singolarmente, questo avrebbe rischiato la loro dispersione rendendo il recupero ancora più difficile.
Singolare fu l’ipotesi che il furto potesse essere stato ideato e ispirato in seguito ad una pubblicazione di poco precedente di un prezioso libro, edito da Franco Maria Ricci nel 1981 dal titolo: “Epistole, con il trittico degli Embriachi della Certosa di Pavia” tuttora reperibile sul mercato (https://www.abebooks.com/book-search/title/embriachi-il-trittico-di-pavia/); che illustrava in maniera eccezionale le caratteristiche di quest’opera.
Fu probabilmente però anche grazie a questa pubblicazione, che rese le opere facilmente riconoscibili, che pose ostacolo al loro smercio nei circuiti degli antiquari. Da qui il tentativo di “piazzare” le opere nella loro completezza non andò come i malfattori avevano previsto, costringendoli ad allargare il circuito di ricettazione per vendere separatamente le formelle e le statuine.
Gli autori del furto organizzarono delle vere e proprie aste clandestine, dove i singoli pezzi furono valutati ciascuno tra il milione e mezzo e i tre milioni di Lire. Per fare questo i ladri fecero girare alcune Polaroid raffiguranti le varie opere presso antiquari romani e come conseguenza il nucleo dei Carabinieri specializzati nel recupero di opere d’arte riuscì ad averne notizia e a recuperarne una parte. In breve riuscirono ad arrestare l’intera banda, il 9 ottobre del 1985 quindi circa un anno dopo il furto , composta da circa 20 persone ed al recupero totale delle opere sottratte.
Le parti del trittico furono in seguito verificate e restaurate per ritornare a comporre la magnificenza che oggi si può ammirare nella sagrestia vecchia del monumento della Certosa di Pavia.
In virtù della semplicità di smontaggio dell’opera che allora facilitò il furto, le formelle sono state applicate utilizzando un nuovo sistema segreto di ancoraggio al legno, basato su una sequenza gestuale studiata da uno specialista ed il cui schema è custodito nella cassaforte della Soprintendenza. Non essendo a conoscenza della sequenza e della chiave di smontaggio sarà molto più difficile se non impossibile rimuovere le singole parti dell’opera.
Ringraziamenti, fonti e bibliografia: http://www.paviaedintorni.it/temi/eventi_file/eventi_storici_file/eventistorici_furtotrittico.htm
https://ricerca.repubblica.it/
https://www.paviafree.it/storia/1984-il-furto-del-trittico-della-certosa-di-pavia.html
Epistole, con il trittico degli Embriachi della Certosa di Pavia – Edizioni Franco Maria Ricci 1981 Parma